Lorenz Crood. Il Seo Money Hat 😉

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Quando ho scoperto il blog di Lorenz, ne sono rimasto affascinato. Sia per lo stile di esposizione molto personale che per i contenuti del suo blog.

Mi ha sempre dato l’idea di uno che la sa lunga in materia di SEO, uno che inoltre, mescola sapientemente tecniche white a tecniche black per portare al successo i suoi progetti.

Nel momento in cui ho avuto il piacere di conoscerlo gli ho chiesto di rilasciarmi un’intervista per i lettori di flavioweb.net con la speranza che ci svelasse anche qualche “chicca” riguardo la SEO Black Hat. E indovinate? Lorenz ha acconsentito con sincero entusiasmo. Vi lascio in compagnia delle parole di Lorenz Crood.

Spieghiamo ai nostri amici lettori chi è Lorenz Crood…

Mi presento, sono un SEO blogger. Posiziono siti web un po’ per passione un po’ per lavoro e tra questi c’è anche il mio blog (lorenzcrood.com), in cui spiego proprio come fare SEO. Ma non solo: tutto ciò che è correlato al guadagno online e alle tecniche di web marketing per creare e rendere profittevole un sito web.

Ho cercato di dare vita ad un blog in cui trovare le informazioni che solitamente i web marketers e i blogger più famosi e di spicco cercano di tenere per sé stessi.

Sul tuo blog vengono trattati argomenti molto interessanti come ad esempio le tecniche black hat. Ti ritieni un SEO black hat?

No, preferisco definirmi un SEO money hat (un termine coniato dal celebre SEO Jacob King).

Per chi non lo sapesse un black hat mette in atto tecniche poco etiche per conseguire i suoi scopi, grazie a delle scorciatoie che Google penalizzerebbe se scoprirebbe.

Un white hat, come avrai capito dal nome, è invece un blogger che segue le linee guide di Google e fa SEO in modo da esser sicuro di non subire penalizzazioni, ma anche che dovrà impegnarsi non poco per migliorare il posizionamento del suo sito web.

Io però non mi incasello in uno dei due schieramenti, perché applico strategie di entrambi i “cappelli”. In particolare sul mio blog utilizzo per il 90% tecniche white hat, ma non disdegno la black hat.

Per applicare delle tecniche black hat bisogna aver capito il funzionamento dei motori di ricerca e quindi avere almeno qualche anno alle spalle con la SEO. Se sei alle prime armi con questa materia, lascia perdere.

Ma un bravo SEO che sa ragionare su quello che dice Google e che sa trovare un ottimo compromesso tra quello che dovrebbe fare e quello che gli conviene fare, non dovrebbe avere problemi a mettere in pratica delle tecniche di web marketing poco etiche.

La money hat appunto è una via di mezzo tra l’arte oscura e quella chiara della Search Engine Optimization.

A dire la verità la maggior parte dei SEO che conosco è money hat, e ora ti spiego perché.

La link building è una tecnica black?

Precisamente; e su questo avrei delle cose da dire…

Google è fermamente contrario ai link che non siano naturali e spontanei. Google odia la link building. Eppure questo concetto non è ben chiaro alla maggior parte delle web agency e dei consulenti SEO che si possono trovare online.

Possiamo dire che se consideriamo la link building come un metodo black, allora la maggior parte dei SEO (parliamo di circa il 90%) è black hat.

La maggior parte dei SEO in pratica, mente sulla sua metodologia di lavoro, oppure non sa che la link building non è ben vista da Google, per cui stiamo freschi.

Basta andare sulla pagina “Servizi” di una qualunque agenzia o consulente e troveremo facilmente una cosa simile a questa: “Noi adottiamo strategie white hat, quindi il tuo sito non verrà mai penalizzato dai motori di ricerca”. Solo che poi magari scorrendo troviamo che nella loro strategia SEO c’è anche la creazione di link…

Non dico che non si debba fare link building, anzi. Credo sia fondamentale. Però bisogna essere onesti con i clienti e con sé stessi. Se proprio non si vuole specificare che si utilizzano metodologie black hat per una questione di preconcetti dei clienti, basta non mettere nulla.

Possiamo quindi concludere quindi dicendo che nella quasi totalità dei casi essere un SEO presuppone di utilizzare almeno una tecnica black hat, che è quella della link building. Ecco il motivo per cui mi definisco money hat 😉

I nuovi siti come dovrebbero approcciare ad una strategia di link building?

Be’, innanzitutto dovrebbero approcciarsi: non tutti lo fanno, ma se si vogliono ottenere buoni posizionamenti in tempi accettabili è fondamentale.

Poi dovrebbero farlo con costanza e con un planning adeguato. Non va bene creare decine di link appena si mette online il sito web e poi dimenticarsene completamente.

Il piano migliore, che è quello che uso per tutti i miei siti e quelli dei miei clienti, è quello di partire da una decina di backlinks al mese e aumentare piano piano, con la popolarità del sito sui social e la pubblicazione dei contenuti.

Indicativamente non dobbiamo però superare la soglia di 30/40 backlinks al mese, poiché sarebbe assolutamente innaturale. Solo le grandi testate possono raggiungere certe cifre. Che poi tra l’altro la quantità dei backlinks conta pochissimo in confronto alla loro qualità.

Importantissimo è che tali link provengano principalmente da siti dello stesso settore.

Non si devono trattare di backlinks che puntano solo alla homepage o solo a pagine interne, solo nofollow o solo follow, o con gli stessi anchor text. Bisogna fare un giusto mix del tutto, che non posso dirti in percentuale perché ovviamente varia da sito a sito, da nicchia a nicchia. Con un po’ di esperienza capirai da solo qual è la quantità giusta di ogni ingrediente.

Come linea guida generale però posso dirti che ti basta non esagerare e cercare di far sembrare il tutto il più possibile spontaneo possibile.

Quando fai link building pensa come un lettore qualsiasi che ha trovato il tuo sito o un tuo articolo interessante e ha deciso di linkarlo da qualche parte (ad esempio sul suo blog).

Si tratta di un’ottima mentalità anche quando stiamo scrivendo un guest post (che è appunto una strategia di link building, ma volevo precisarlo perché credo sia importante). Google ufficialmente non penalizza i guest post, ma ci sta molto attento. Non mi sorprenderebbe scoprire nei prossimi anni che intenda penalizzare chiunque ne faccia uso.

E comunque un link spontaneo è più autorevole di un link in un guest post. Poco ma sicuro.

Come scegli i siti da cui ricevere link?

Questa è proprio un’ottima domanda.

Appena creo un nuovo sito web inizio a scrivere qualche guest post che andrò a far pubblicare sui siti più rilevanti della nicchia in cui vado a lavorare.

Successivamente grazie a strumenti come Moz, SEMrush e Ahrefs vado ad analizzare i backlinks dei competitors e cerco di replicarli o comunque di crearne simili.

Poi contatto alcuni blogger che hanno un blog simile al mio e instauro un rapporto di reciproco aiuto. Quindi entrambi ne traiamo vantaggio, io lo menziono in un mio post e lui lo fa in un suo articolo. A volte mi capita di trovare anche ottimi amici 😛

Arrivato a questo punto della strategia incomincio anche a ricevere i primi backlinks naturali, visto che cerco di scrivere guide strepitose per i miei lettori, quindi posso anche permettermi di dimenticarmene per un po’.

Diciamo che da cui in poi scrivo solo qualche guest post saltuariamente.

Quanto conterà nel 2018 la link building?

Come sempre, cioè molto. Infatti possono cambiare le percentuali di link dofollow e nofollow ottimali per un sito di una certa nicchia, possono penalizzare i guest post.

Ma i link resteranno fondamentali nel valutare l’importanza di un sito web per chi cerca su Google.

Ricordo che prima di Google esistevano già altri motori di ricerca come Yahoo. Poi Google ha sconvolto tutto introducendo nei suoi algoritmi una nuove componente, che poi si rivelò l’ingrediente del suo successo: i link, appunto.

Lasciaci con una bella chicca. Una tecnica black spiegabile in poche righe.

Crea qualche sito vetrina, senza un blog, di quelli statici che vengono usati ad esempio dai dentisti o dagli idraulici per farsi trovare su Google solo per la ricerca del loro nome e inserire le informazioni essenziali: orari di apertura, mappa di dove si trova la loro attività, ecc.

Crea tra le 5 e le 10 pagine statiche in cui spieghi cosa fa la tua attività e perché dovrebbero scegliere proprio te. Poi, in mezzo ad una di questa pagine inserisci un link al tuo sito con qualche scusa, possibilmente attendibile.

Mattiamo ad esempio che tu abbia un sito di casa e cucina. Allora ti basta creare un sito vetrina di un presunto idraulico. Puoi mettere il link dalla pagina “Perché scegliermi” come approfondimento alle migliori caldaie sul mercato.

Semplice ma efficace, non trovi?

Ultimo consiglio, ma non meno importante, crea i tuoi siti “fake” in modo diverso, non seguendo uno standard. Ti consiglio le seguenti piattaforme:

  • Google sites < Consigliato! Essendo su un sottodominio di Google sarai avvantaggiato.
  • Tumbrl
  • Blogger
  • WordPress.com
  • Jimdo

Spero di essere riuscito a dare una visione più ampia della SEO e di essere stato utile!

…Utilissimo Lorenz. Grazie!

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